
HOLLYWOOD IN SUDAFRICA
Un anno fa, in questi stessi giorni, mi trovavo in Sudafrica con una missione ben precisa: presentare il mio feature film a veri e propri guru di Hollywood, per capire se il mio sogno aveva davvero il potenziale di realizzarsi. E sono tornata a casa con molto di più, sul piano umano e su quello professionale.
Appena atterrata ho avuto la strana sensazione di essere rientrata “a casa”. Strano, perché era la mia prima volta in Sudafrica. Eppure, man mano che mi avvicinavo al Pilanesberg National Park, l’energia della natura mi avvolgeva come un abbraccio di bentornata. All’ingresso, quattro elefanti — quasi fossero messi lì a guardia del cancello — hanno oziato intorno alla navetta, regalandomi una scena maestosa che sembrava l’apertura di un nuovo capitolo.
Ricordo l’accoglienza di Eve, che ha organizzato quelle giornate di lavoro con grande cura e professionalità. Il suo nome mi ha colpita subito: quasi un segno del destino, un richiamo alla prima donna che, scegliendo un’altra via, ha cambiato tutto. In quel momento Eve è diventata per me un simbolo: l’inizio concreto di un nuovo senso della vita, quel richiamo profondo che spesso ignoriamo finché la sofferenza non ci costringe a uscire dalla comfort zone e a prendere in mano il nostro destino. Eve, nel nome e nei gesti, è stata il simbolo del mio cambiamento.
Alla vista dei quattro mentori la gola mi si è seccata, e con ancora il bicchiere di benvenuto in mano sono stata chiamata a presentarmi. Stessa sorte per gli altri partecipanti: una decina di sceneggiatori e produttori con carriere ben più consolidate della mia. Per loro era un mestiere scelto da sempre; per me un cammino di maturità, un nuovo inizio. Piccolo dettaglio: ero l’unica non madrelingua inglese, in un gruppo di professionisti che con le parole ci lavorano ogni giorno.
Eppure, il sorriso accogliente di Jen, lo sguardo magnetico di Meg, la parlantina trascinante di Joey e l’aura misteriosa di Javier hanno subito creato un legame. Io, montanara italiana, mi ritrovavo tra i big di Hollywood, “rinchiusa” in un resort nel cuore della savana, circondata non solo dai big five ma anche da serpenti e creature capaci di mandarti all’altro mondo in pochi secondi. Cercavo un’avventura professionale? Eccomi servita, senza via di fuga.
Ripenso a quei giorni come a un’esperienza intensa, di illuminazione professionale e, soprattutto, di grande umanità. Ho conosciuto persone straordinarie che, pur essendo al vertice del loro mestiere, hanno saputo mostrarsi rispettose e autentiche con chi, come me, era lì per costruire una nuova strada. Non importava che non fossi madrelingua, né un’affermata sceneggiatrice: contava che la mia idea portasse valore, freschezza, un progetto “mai visto”.
Mi hanno fatta sentire adeguata alla mia visione, mi hanno insegnato ad avere più stima di me stessa. Mi hanno accompagnata e continuano ad accompagnarmi nel percorso di realizzazione del mio film. E, per la prima volta, non conta tanto se e come finirà: ciò che conta è il piacere immenso del viaggio, più forte della preoccupazione per il risultato.
Per questo, oggi, li ringrazio.
Nella foto da sinistra:
Joey Tuccio, Meg LeFauve, Angela Maria Marchetti, Jen Grisanti, Javier Grillo-Marxuach
by am