I am Angela MariaOttavia Piccolo: la voce gentile dell’artista
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Ottavia Piccolo è una delle voci più autorevoli e amate del panorama artistico italiano. Attrice e doppiatrice dalla carriera straordinaria, ha attraversato decenni di teatro, cinema e televisione con grazia, rigore e una discrezione d’altri tempi. Sullo sfondo della Terrazza dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, l’attrice si è raccontata con quella sincerità limpida e quell’ironia sottile che da sempre la contraddistinguono. Ne è nata una conversazione intensa e autentica, che restituisce il ritratto di una donna capace di unire talento, passione e umanità. Il suo percorso artistico rigoroso non ha mai escluso, anzi ha sempre accompagnato, un impegno civile profondo: Ottavia Piccolo è infatti una voce lucida e appassionata anche nel sociale.

Questo spirito di scuotere la coscienza collettiva trova sempre un terreno fertile, o negli anni è sfumato in disillusione?

Penso che ogni cittadino dovrebbe domandarsi se nel suo ambito può fare qualcosa per gli altri. Io ci provo nei limiti delle mie possibilità, perché sono una cittadina curiosa e attenta. Non credo che nessun tipo di presa di posizione personale possa cambiare il mondo, però tutti dovremmo essere un po’ più attenti a quello che ci succede intorno. Negli anni i cambiamenti sono stati notevoli, perché l’avvento dei social ha cambiato anche la percezione della realtà. Io non sono sui social, leggo i giornali e comunque anche sui vari dispositivi mi occupo soprattutto di cercare notizie che siano vere. Non metto like su nulla, non devo far sapere come la penso, perché penso di parlare con il mio lavoro, con le scelte che faccio. Però tutto questo, non c’è dubbio, è cambiato, è diverso. Non farò il nome, ma non può essere che un giornalista su un tale argomento mi risponda “ho letto solo il titolo”. Ma se tu hai letto solo il titolo e dici un parere solo sul titolo, come fai? Questo, per dire che dobbiamo fare i conti su questo modo di comunicare e di informarci. Se uno si limita a scrollare, cosa ne può sapere? Cosa ha visto? Cosa ha letto? Cosa sa? Informati, dico io, leggi almeno tre giornali, perché sennò come fai a capire?

Questo appello alla non superficialità mi ricorda il suo impegno professionale con Strehler, che le ha insegnato rigore, dettaglio, precisione, ricerca continua dentro le parole. Questi sono ancora valori non solo dei giovani attori, ma anche dei giovani in generale? Oppure siamo diventati tutti attori allo sbaraglio, grazie o per colpa dei social?

Eh sì, un pochino. Ma, per fortuna, secondo me, sia il teatro che il giovane cinema vanno molto più a fondo di quanto non ci sembri. C’è della gente di grande valore, con grandi possibilità di incidere anche sulla società e su quello che succede. Non sarei così negativa, perché penso che i giovani siano meglio di quello che ci raccontiamo. Penso che sia il cinema, che il teatro, che la musica sono mezzi che andrebbero proprio per questo supportati di più.

Lei è considerata un’attrice che nei suoi personaggi porta sempre un realismo umano. Ha mai portato sul set o sul palco un gesto, un oggetto, una frase che apparteneva alla sua vita privata?

No, no! Il confine è sempre stato molto netto. Dico sempre che io sono in scena. Ottavia che racconta o rappresenta, ma mai le due cose insieme.

E Ottavia milanese, che Ottavia era?

Milano l’ho molto amata, ancora adesso la amo. Certo, qui al Lido di Venezia si vive diversamente. È l’età che richiede una certa lentezza, che in una grande città non ti puoi più permettere. Qui, posso permettermi di uscire la mattina e fare una passeggiata e sentirmi in pace con me stessa. In città, invece, c’è sempre qualcosa da fare, hai un altro ritmo. Ma ho amato molto Milano, come amo tantissimo Roma, che è la città della mia giovinezza. Ora non la riconosco più, ma questo è normale, succede a tutti noi. Invece Milano è la città della mia maturità, che mi ha aiutata. Milano è una città stimolante.  Ora Venezia è la città della meditazione.

E Bolzano? È veramente solo un nome sulla carta d’identità?

L’ho vista per la prima volta da grande. A Bolzano non avevo amici, solo qualche vecchia – ormai morta – amica di mia madre, non ho parenti, non ho nessuno. Mio padre era stato trasferito lì perché era nei carabinieri. I miei genitori ci sono stati tanti anni, io solo 9 mesi… anzi, 9 in pancia di mia madre e 9 fuori, dopodiché sono arrivata a Roma. Quindi sono romana.

Romana approdata a Venezia…

Giusto… col mare si approda. Approdo e approvo.

Ottavia scoppia in una risata spontanea, che si dissolve nella luce morbida del cielo veneziano. Mentre il sole scende dietro la laguna, la sua voce, il suo sorriso e la sua sapiente leggerezza lasciano un segno: quello di un’artista autentica, versatile e profondamente impegnata nella vita, nella scena e nell’ascolto dell’altro.

Grazie, Ottavia.

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