I am Angela MariaRelazioni che diventano Storia
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C’è una forma di bellezza che appartiene agli esseri umani: la bellezza delle relazioni, del dialogo, delle storie intrecciate attraverso una vita intera. Paolo Magagnotti – giornalista, docente, intellettuale europeo, per decenni figura di riferimento nei rapporti culturali e istituzionali del Trentino-Alto Adige/Südtirol – appartiene a questa categoria rara di persone che hanno saputo trasformare ogni incontro in un ponte.

Ha lavorato con undici Presidenti della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, attraversando stagioni politiche e culturali diverse, sempre con uno sguardo rivolto all’Europa, contribuendo a portare la voce del territorio oltre i confini nazionali. Ideatore e presentatore del programma Qui Europa iniziato nel 1982, dai primi anni 2000 insegna e dirige seminari sull’integrazione europea dell’Università Americana di Washington DC e più recentemente presso l’Università di Timisoara in Romania. Come giornalista, ottiene il conferimento del “Premio Giornalista Europeo 2002” e dal 2005 assume la presidenza della European Journalists Association. Per il suo impegno volto a favorire la collaborazione e reciproca comprensione nel mondo dei media nell’area di confine del Brennero, ottenne l’onorificenza “Tiroler Adler Orden in Gold”. Paolo Magagnotti ha dialogato con istituzioni, università, presidenti, ministri, diplomatici, intellettuali, vescovi, sindaci e associazioni di tutto il continente e oltre.

Questa costellazione di relazioni prende ora forma in un libro: Cinquanta voci per Paolo Magagnotti, Storigami Editore, con un inserto fotografico di incontri e momenti di vita. Cinquanta (che poi sono diventati cinquantaquattro), sguardi esterni, memorie che insieme delineano il ritratto di una vita dedicata al dialogo. Tra le parole affiorano affetto autentico, stima limpida, rispetto professionale e le tracce profonde di relazioni costruite, custodite e attraversate da un dialogo umano che continua a vivere nel tempo.

Undici presidenti della Regione non sono un dettaglio: rappresentano un pezzo di storia del territorio. Che ruolo aveva concretamente?

«Ho lavorato per molti anni nella comunicazione istituzionale della Regione dirigendo l’Ufficio Stampa e nei rapporti con i media e le istituzioni. Il mio compito era, in fondo, quello di raccontare l’attività e la vita di una Regione ‘speciale’, l’autonomia, i progetti, i dialoghi transfrontalieri, le sfide e le opportunità. È stato un osservatorio privilegiato e un privilegio umano.»

Paolo, com’è nata l’idea di questa pubblicazione?

«L’idea originaria era la richiesta di una casa editrice di Brescia di scrivere la mia biografia. Poi, mentre il progetto cresceva, mi è stato chiesto: “Ma con tutta la gente che hai conosciuto in questi decenni, perché non raccogliamo delle testimonianze? Perché non facciamo parlare loro?” E così è nata questa raccolta. Una sorpresa anche per me. Non immaginavo che tante persone avrebbero accettato con così grande generosità.»

In queste oltre cinquanta voci emergono sfumature molto diverse. Ce ne cita qualcuna? «Ogni testimonianza ha un tono proprio. Alcune sono affettuose, altre analitiche, altre ancora davvero sorprendenti. Molte mi hanno colpito proprio perché non me le aspettavo.  Nel leggere di mie studentesse universitarie le quali scrivono di come io ho influenzato positivamente la loro ho trattenuto a stento le lacrime.»

Cosa spera che il lettore colga da questo volume?

«Vorrei che emergesse una cosa: nessuno si costruisce da solo. Il senso di un percorso — pubblico o privato — non sta nei titoli, ma nelle persone che si incontrano. Questo libro non celebra me, celebra le relazioni. E credo che oggi, più che mai, ne abbiamo bisogno. Solo un costruttivo networking umano può creare le condizioni per superare sospetti e differenze fra i popoli e generare e linfa capace di far crescere il Bene.»

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