Babbo Natale e la AI
Babbo Natale nell’era dell’Intelligenza Artificiale: la meraviglia e l’algoritmo. Tra renne che solcano il cielo e algoritmi che corrono nella rete, dicembre ci ricorda che la vera magia è ancora nella nostra capacità di stupirci.
Tirana, 11 settembre 2025. L’Albania ha varcato una soglia simbolica che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata fantascienza: la nomina di una ministra virtuale: Diella. Questo è il nome dell’avatar incaricata di sorvegliare gli appalti pubblici, un ambito spesso delicato e vulnerabile. Si tratta di un’intelligenza artificiale addestrata per analizzare dati, individuare anomalie, suggerire decisioni e persino comunicare con i cittadini.
La notizia, rimbalzata sulle agenzie internazionali, ha diviso l’opinione pubblica. È un passo verso un’amministrazione più trasparente? O un cedimento del potere politico a un algoritmo? In un’epoca in cui la fiducia verso le istituzioni è fragile, la tentazione di delegare alle macchine ciò che l’umano non riesce più a garantire è forte. Ospite al programma “Cinque Minuti” di Bruno Vespa, il premier Edi Rama spiega il valore della ministra virtuale: “Il suo dovere è rendere più veloci, trasparenti e indipendenti dalla soggettività umana i processi dei servizi ai cittadini e soprattutto degli appalti pubblici”.
Ma restano interrogativi fondamentali: se la ministra sbaglia, chi ne risponde? E se un algoritmo sbaglia, chi lo giudica? La promessa di un potere “incorruttibile” rischia di trasformarsi in potere opaco: Chi crea e controlla l’algoritmo? Chi controlla il controllore?
Shakespeare, nell’Otello, ci avvertiva: “O, what a tangled web we weave…”
Oggi quella web, quella rete, non è solo la metafora di un intrigo morale, ma la struttura che tiene insieme il nostro tempo. Una rete fittissima in cui convivono verità e illusione, potere e vulnerabilità. L’atto politico albanese è quasi teatrale: un esperimento che mette alla prova il confine tra realtà umana e virtuale.
Ed è qui che la cronaca incontra Babbo Natale. Cosa hanno in comune il magico portatore di doni e la ministra digitale? Entrambi arrivano da un altrove invisibile: Babbo Natale attraversa il cielo su una slitta trainata da renne; l’AI viaggia nella rete, tra fibre ottiche e satelliti. Uno porta pacchi avvolti nella carta, l’altra risposte incartate nei dati. Ma la dinamica è la stessa: noi chiediamo, e qualcosa o qualcuno risponde.
Eppure le somiglianze finiscono qui. Babbo Natale crea famiglia, unione, comunità.
È il rito di scrivere la letterina, di sedersi insieme, di dire ad alta voce ciò che desideri. E il desiderio, quando lo nomini, diventa anche un gesto di relazione. L’AI, invece, crea connessioni individuali, solitarie, conversazioni con uno schermo. Mentre Babbo Natale aspetta che tu dica cosa ti piace, la rete lo sa già: anticipa, propone, suggerisce, a volte indirizza. Non ti chiede di esprimere un desiderio, te lo offre prima ancora che tu lo riconosca. È una macchina del please yourself, che ci incanala in scelte previste, personalizzate ma non sempre libere.
In questa trama digitale, Babbo Natale rappresenta ciò che non vogliamo perdere: la fiducia nel dono inatteso, nella possibilità che il bene arrivi senza calcolo, nella comunanza che nasce dai gesti semplici. L’Intelligenza Artificiale, invece, incarna ciò che vogliamo e dobbiamo affrontare: il futuro, l’ignoto, la complessità. Abbiamo bisogno di Babbo Natale perché ci ricorda l’attesa, il silenzio, il mistero condiviso. E abbiamo bisogno dell’AI perché ci spinge a immaginare possibilità più ampie, a dialogare con una nuova forma di mente creata da noi. Due simboli diversi, un’unica direzione: trovare equilibrio tra ciò che ci consola e ciò che ci apre al futuro.
Il confine tra magia e logica non è mai stato così sottile. E forse è proprio lì che nasce la bellezza del nostro tempo: nel tentativo di tenere insieme ciò che ci fa volare e ciò che ci fa capire, ciò che ci unisce e ciò che ci sfida — tra le renne e la rete. In fondo, Babbo Natale e l’AI sono due specchi: uno riflette la nostra infanzia, l’altra il nostro futuro. E nel riflesso di entrambi, scopriamo chi siamo davvero.
In questo dicembre, nel chiarore delle luci e nel rumore delle connessioni, possiamo scegliere di non rinunciare a nessuna delle due dimensioni. Perché una società che smette di stupirsi si spegne; e una che smette di immaginare, smette di crescere.
E allora accogliamo il dono che scende dal cielo e il dato che arriva dal cloud. La tradizione che ci protegge e l’innovazione che ci apre nuove strade. La magia e l’intelligenza.
Due facce della stessa, antica, inesauribile aspirazione: sentirci ancora capaci di speranza. Perchè in fondo, la vera sfida non è scegliere tra le renne e la rete, ma restare umani nel modo in cui attraversiamo entrambe.
by am
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