
L’ ARCOBALENO: natura, simbolo, bandiera
I temporali d’agosto arrivano improvvisi, scuotono l’aria e la terra, e poi se ne vanno. Ed è proprio quando il sole torna a farsi strada tra le nuvole che l’arcobaleno appare. Come un invito silenzioso alla meraviglia. Un ponte fra terra e cielo, tra pioggia e luce.
I suoi colori – rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, viola – si caricano di significati. Vita, guarigione, luce, natura, serenità, intuizione, spiritualità. Ogni popolo ha proiettato in esso un sogno: gli irlandesi lo associavano a un tesoro nascosto, i greci lo vedevano come il sentiero della messaggera degli dèi, Iris. Anche la Bibbia lo interpreta come segno d’alleanza tra Dio e l’uomo, dopo il diluvio.
Nella poesia, l’arcobaleno compare come una fugace promessa. Emily Dickinson lo chiama “il frammento d’arcangelo che si spezza nell’aria”, mentre Wordsworth rimprovera gli adulti che lo osservano senza più stupore. E Goethe, nel Faust, lo inserisce come immagine seducente che illude e attira.
Oggi, l’arcobaleno, con altre sfumature e colori, è diventato anche un simbolo identitario: quello della comunità LGBTQ+. Riconoscere i diritti di tutte le minoranze è un dovere civile, ma mi chiedo se non si possa manifestare con più pensiero e meno carne. Mi piacerebbe che le piazze non si riducessero a sfilate sessualizzate ma tornassero a essere luoghi di proposta, di cultura, di sogno condiviso. L’arcobaleno è un simbolo di armonia tra differenze, non dovrebbe essere ridotto ad un’arma di volgare provocazione.
Inoltre, oggi più che mai, con le guerre che tornano a insanguinare le mappe del mondo, con i muri che si rialzano e la pace che vacilla, l’arcobaleno della pace – quello che sventolava dai balconi nei primi anni Duemila – dovrebbe tornare ad attraversare le nostre città. Allora fu un gesto semplice ma potente: l’arcobaleno della pace si fece portavoce di un desiderio collettivo di armonia. Era una risposta alla guerra in Iraq, ma soprattutto un simbolo che univa, che parlava di convivenza, rispetto, speranza.
L’arcobaleno, dopotutto, non è solo una reazione fisica tra sole e pioggia: è un ponte fragile ma reale tra differenze. Sappiamo ancora cercare la bellezza oltre la tempesta? O ci siamo abituati al cielo grigio?
Foto e articolo di Angela Maria Marchetti per la rubrica Pillole di Bellezza – Giornale delle Giudicarie.
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