
LA SCUOLA STA FINENDO…
La scuola sta finendo e un anno se ne va, come risuona la hit anni ’80 che parlava del tempo che fugge.
Già, un altro anno scolastico è passato. Con lui se ne vanno anche le interrogazioni, le gite sudate fino all’ultimo permesso, verifiche a sorpresa (che non lo erano affatto) e professori stremati.
Il tempo scolastico è scandito con sue coordinate temporali: alle elementari si vive per l’intervallo, alle medie per l’ora di ginnastica, alle superiori per l’ultima campanella. Poi, all’università o al lavoro, lo scorrere del tempo cambia GPS e va per conto suo.
Ma il “gruppo classe” resta un’istituzione. Gli amici delle scuole dell’obbligo sono come quei maglioni infeltriti che, nel bene e nel male, non si buttano mai: magari non li metti più, ma guai a separartene. Sono i compagni di classe che ti hanno visto con l’apparecchio, i brufoli e le crisi amorose e/o esistenziali del “cosa farò da grande”.
Poi arriva lui, l’ultimo giorno di scuola. Il carnevale laico della gioventù italiana. Urla liberatorie, cori, lanci di zaini (ma anche altro), un’esplosione di libertà lunga mesi, vissuta come riscatto da un regime che in realtà dovrebbe prepararci alla vita.
Chi ha ancora da affrontare gli esami, resiste stoico pensando che “è solo una formalità”. E lo è, soprattutto ora che l’insufficienza sembra essere un concetto vintage.
Ma perché succede questo? Forse perché, tra burocrazie e attività varie per recuperare le ore dovute, gli insegnanti sono diventati un po’ meno docenti e un po’ più equilibristi tra baby-sitteraggio e customer carescolastico. E poi – diciamolo – le case editrici ormai fanno tutto: libri già impacchettati con esercizi, risposte, schede da stampare, video, quiz e lezioni pronte all’uso. D’altra parte, chi ha più tempo (o magari strumenti) per costruire una lezione?
E il sapere? Il pensiero critico? La cultura? Un mio professore (vero maestro!) una volta disse: “la cultura è ciò che rimane dopo aver dimenticato tutto.” E quel tutto si dovrebbe imparare a scuola.
Ecco. Ma ci penseremo a settembre. Per ora: “evviva le ferie!”. Con o senza compiti? Sopravvivere alla scuola o alle ferie?
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