(Soprav)vivereMORTE IN GHIACCIAIO
morte in ghiacciaio

Morte in ghiacciaio, non da sportivi ma da amici, che la guerra ha trasformato in reciproci nemici assassini. Questo è successo durante la Prima Guerra Mondiale. Nello specifico, siamo sul ghiacciaio dell’Adamello – Presanella, sul Carè Alto. Siamo tra i ghiacci, che allora erano Impero Austro-Ungarico e ora Italia dal 4 novembre 1918, quando entrò in vigore l’Armistizio di Villa Giusti, che sancì la fine del conflitto.

E mio nonno lo sapeva bene, era lassù con altri giovani a combattere una guerra che, come tante altre prima e dopo, probabilmente nemmeno capiva. Non ho conosciuto di persona mio nonno, ma ho ritrovato in soffitta il suo diario di guerra. E mi ha sbalordito quando mia madre, prima di morire, pianse “per tutti quei ragazzi morti sul Carè”. Piangeva per loro non per sé.

Ragazzi che sono sopravvissuti alla sofferenza del ghiacciaio ma morti per decisioni politico-militari. I corpi raffreddati dalla morte della guerra, la sera scendevano a valle con la teleferica. Quegli stessi corpi che fino a poco prima riuscivano a sopravvivere al gelo e al vento del ghiacciaio. Già, perché la vita quotidiana lassù, tra ragazzi italiani e austriaci, non era di conflitto. Avevano un nemico comune da sconfiggere. Avevano una natura che, d’inverno, sapeva mostrare tutto il suo potere distruttivo. Bastava lei per impegnare tutti quei ragazzi alla sopravvivenza. Non avevano certo l’abbigliamento tecnico con cui noi oggi andiamo per qualche ora in montagna, prima di rifocillarci in rifugio!

Ecco allora che si aiutavano. Italiani o austriaci che fossero, si scambiavano bevande calde e cibo durante le bufere più devastanti. Si legavano fra loro, ma non per torturarsi bensì per non essere portati via dal vento. Non riesco ad immaginare il loro stato d’animo quando arrivava – o da Roma o da Vienna – l’ordine di combattere. Prima si scambiavano cibo, poi si scambiavano pallottole. E di armi e cannoni fin lassù ne sono arrivati tanti. A pezzi, tutti a spalle e con i muli. A pezzi come la loro gioventù, la loro vita. Così allora, così oggigiorno con modalità pur diverse ma con la stessa disumanità. Come è possibile rimanere umani? Ma cosa vuol dire rimanere umani? Possibile che la storia non ci abbia insegnato nulla?

Il ghiacciaio oggigiorno non è più riconoscibile, sta scomparendo. Ormai da decenni si liquefa liberando corpi, armi e vari oggetti della Prima Guerra Mondiale. Quella certo non era buona neve ma ghiaccio di morte.

Ma il ghiaccio sciogliendosi non riuscirà a liberare la sofferenza di tutti quei ragazzi.

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Sed ut perspiciatis unde omnis das ist wirklich iste natus.