(Soprav)vivereINSEGUIRE I PROPRI BISOGNI
inseguire i propri bisogni

Inseguire i propri bisogni è questione di istinto, necessità o marketing? Domanda banalmente profonda come l’ossimoro che la descrive. Domanda che silente mi segue e che questa mattina si è rivelata più chiaramente. Come? Con un fatto tanto banale quanto illuminante.

Durante la passeggiata mattutina mi sono soffermata lungo il torrente dove vive una comunità di papere. Le avevo già notate e stamani avevo deciso di portare loro delle briciole. Ovviamente non si sono né offese né rifiutate di accettare tale “manna” calata dalle mie mani. Fino a qui nulla di strano, anzi è un fatto tra i più vissuti e/o guardati (forse osservati) da tutti noi.

La domanda è: avevano realmente fame o hanno accettato le mie briciole per routine? È stata necessità o abitudine insegnata dagli umani? O forse “lussuria”, come per noi potrebbe essere il dessert dopo un pasto? Dove sta il confine tra bisogno primario, ancestrale e azione “umana”? Mi chiedo, l’uomo “primitivo” avrebbe donato alle papere delle briciole togliendole alla propria sopravvivenza?

Ma vado oltre. A qualche decina di metri più a valle vedo una papera bianca che attirata dalle mie briciole cerca di risalire la corrente e raggiungermi. È l’unica bianca e quindi la “diversa” del gruppo. Noto che “stringe i denti” (anzi il becco) per risalire la corrente con tutte le sue forze. Mi sciolgo in “compassione” e le vado incontro. Anche i piccioni ormai si sono agitati e ci raggiungono. Tutti hanno la loro porzione di pane. La storia sembra finire qui. E invece no.

Finiti i “rifornimenti” mi intrattengo un po’ a osservare la splendida giornata. Il cielo è azzurro tinta unita pennellato solo dalla luce delicata del mattino. Il torrente chiacchierino ospita le papere, che si divertono a surfare le increspature dell’acqua. I piccioni e i corvi, poco più in là, si lustrano le penne. È ora di iniziare anche la mia giornata e mi avvio.

Improvvisamente, papere (quella bianca per prima) e volatili si mettono “in marcia” e mi seguono. Non ho più nulla da offrire eppure mi seguono, tutti assieme “con furore” e “di buon passo”, controcorrente (almeno le papere). Perché mi seguono? Per riconoscenza? Hanno ancora fame? O per seguire uno schema di aspettativa creato da noi esseri umani?  

E noi esseri umani? Chi seguiamo? Mi viene in mente l’Impero Romano e la locuzione panem et circenses. Noi plebe, in epoca contemporanea, da quale “pane e giochi” ci facciamo domare e comprare? Quali schemi seguiamo? Da quali “reti” ci facciamo limitare? Quali algoritmi e/o intelligenza artificiale interagiscono nel nostro quotidiano? Perché, siamo realistici, è un processo irreversibile, e quindi rimane “solo” l’importanza di averne coscienza.

D’altra parte, chi non vorrebbe una vita più semplice, più felice? Lo auspica persino il papa nel suo libro “Ti voglio felice”. Ma allora, come fare a distinguere il diavolo dall’acqua santa? Come fare a capire quando permettiamo ti incatenarci entro schemi e necessità senza offrire la libertà di conoscere realtà e bisogni anche degli altri, con i quali, volere o no, conviviamo su questa Terra? Chi può dire di avere in mano la verità?

Mi viene in mente Iago, il villano di Shakespeare, colui che tesse la rete diabolica della tragedia. Ma allora come non pensare alla rete moderna del web, che con i suoi algoritmi ci propone ciò che cerchiamo senza lasciare spazio ad altri contenuti? Come fare per sviluppare una coscienza e conoscenza più ampia, che vada oltre la propria libertà e le proprie necessità? Perché il critical thinking non è più un valore da insegnare, perseguire, difendere e soprattutto vivere?

Anche noi, come le papere (qualcuno direbbe pecore) seguiamo e condividiamo solo coloro che soddisfano i nostri bisogni? Ma, alla fine, inseguire i propri bisogni cosa vuole dire?

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Sed ut perspiciatis unde omnis das ist wirklich iste natus.