I am Angela MariaMASCHERA ANIMALE
maschera animale come opera d'arte esoterica

Nel giorno della Liberazione, ho liberato il mio corpo eterico creando con l’argilla una maschera animale. Prendendo consapevolezza della mia Aura, per un paio di ore ho assaggiato il suo potere creativo. In questo modo ho partecipato al film della mia vita in modo attivo, da osservatore. Ho creato un’«opera d’arte», manifestazione del piano casuale, provocando in me sia emozioni sia ragionamenti mentali.

Sì, perché l’argilla lavora sul piano eterico, che è di collegamento tra il fisico e l’astrale. Plagiare l’argilla è un modo per allenare la flessibilità. Oggi la lavorazione fisica dell’argilla è stata parte di un percorso di workshop guidato da Elena Martinelli, ricercatrice in ambito antroposofico.

Gli esercizi di meditazione e respirazione preparatori mi hanno dato da una parte senso di relax nella zona addominale. Dall’altra, hanno trasferito il turbinio dei pensieri in fuga dalla mente nella fascia fisica del petto. E in quel momento ho visualizzato cosa avrei creato. Un sole non a sfera ma a coppa con i raggi che però erano tentacoli di un polipo.

La fase successiva del workshop prevedeva di toccare a occhi chiusi il pezzo di argilla scelto, per prenderne “coscienza”. Solo successivamente ascoltando musica e ad occhi aperti, si è iniziato a modellare la propria opera. Avendo già in mente la forma della mia creazione, a occhi chiusi ho preso il mattarello per farne uno strato da trasformare appunto in coppa con raggi “tentacolari”. Ma, sotto il mattarello, ho percepito una durezza quasi di resistenza da parte dell’argilla. Così, sempre ad occhi chiusi, pensando di ammorbidirla con il calore delle mie mani, le ho appoggiate sulla sua superficie. Ho percepito molto freddo, un freddo fastidioso. Per scaldare l’argilla, quindi, ho mosso le mani accorgendomi poi che il ritmo era quello dei gatti quando impastano.

Quando ci è stato chiesto di aprire gli occhi, ecco che ho avuto la sensazione di avere creato il “pelo” e le orecchie di un volto di gatto. Per lavorare il materiale anche sul retro, i miei pollici hanno inavvertitamente formato i bulbi oculari. Ma il naso è risultato di forma aliena e mi ha portato l’immagine di un gufo. Cosa fare? Creare un gatto o un gufo?

Nell’indecisione razionale, l’inconscio ha preso il sopravvento e mi è venuta in mente la Bocca della Verità. Ho preso allora un ulteriore pezzo di argilla. Ciò perché ormai avevo deciso che orecchie, occhi e naso appartenevano al mondo animale (o gatto o gufo), mentre la bocca della verità doveva essere umana. Quindi ho “aggiunto” un elemento lasciando visibile il distacco. Proprio mentre aprivo con il coltello la fessura della bocca, la musica si faceva incalzante e dai toni bassi dando il ritmo all’apertura del mio ammasso di argilla.

Ma il tutto mi risultava troppo aggressivo e allora con l’acqua e le dita ho cercato di arrotondare e pacare questo senso di negatività. La musica fattasi più soave, tranquilla e dal dolce ritmo ha accompagnato i miei polpastrelli umidi nel trasformare la visione minacciosa della mia creazione in una più accogliente. Avendo ancora tempo, ho pensato a come “abbellire” il tutto. Usando uno stuzzichino ho delineato orecchie, occhi, naso e bocca con lievi solchi. Mi è venuto spontaneo aggiungere un bindi a forma di goccia rovesciata.

Finita la musica, alla richiesta di scrivere il titolo dell’opera istintivamente l’ho chiamata «verità animale». È stato pure chiesto di scrivere una poesia o comunque qualche parola per descrivere quanto fatto. Condivido il testo, scritto anche questo di getto.

 

VERITÀ ANIMALE

Sei un gatto o un gufo?

Guarda le mie orecchie ed i miei occhi.

Le onde della mia pelle sono peli o piume?

Il naso alieno porta un respiro universale.

La bocca della verità umana ti spaventa o ti sorride?

Sono un mostro o un amico?

 

Tornata a casa mi è venuta in mente la foto del post «In maschera a Venezia» scritto più di un anno fa. E ho deciso di scrivere questi pensieri titolandoli “maschera animale”.

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Sed ut perspiciatis unde omnis das ist wirklich iste natus.