(Soprav)vivereSOPRAVVIVERE ALL’ORSO
sopravvivere all'orso

In caso di necessità, dalla torre chi butteresti? Te stesso o l’orso? “Sopravvivere all’orso” non è una variante della famosa barzelletta ma una provocazione, conseguente alla recente notizia del giovane ucciso e dilaniato dall’orso. Perché temo non sarà finita qui.

Il ragazzo correva nel bosco? Per chi non lo sapesse i paesi di montagna sono ubicati nei boschi. Non siamo nei Parchi americani dove ci sono distese infinite di natura senza insediamenti umani. Là ci sono i posti di osservazione dei rangers, aree picnic per i turisti, che, se ci vogliono soggiornare devono passare mesi se non anni in attesa di prenotare le poche decine di stanze o posti campeggio a disposizione. I nostri Parchi sono luoghi abitati e vissuti, non spazi vocati o isolati per trekking turistici controllati. Quindi il ragazzo era a casa sua come io ero a casa mia quando è successo ciò che ora vi racconto.

Al mattino sono solita fare una breve passeggiata, diversa a seconda di dove mi trovo. Mi capita di incontrare traffico o persone ma anche animali come le papere, che hanno ispirato un post precedente. A volte, in realtà, mi impigrisco e mi rigiro nel letto per una dormitina più lunga. E mai come l’altro giorno ringrazio la pigrizia e la fortuna.

Se avessi seguito il mio rituale, infatti, avrei incontrato un’orsa con cucciolo esattamente dove e quando sarei passata io. L’orsa era indaffarata a distruggere tutto. Probabilmente affamata dopo il letargo invernale, istintivamente si dava da fare per saziarsi e probabilmente il mio sangue caldo avrebbe attirato la sua attenzione. Non sarei stata a “casa sua” bensì il contrario, a pochi metri da casa mia.

Gli esperti dicono che ci sono più del doppio di esemplari previsti dal progetto “Life Ursus”. Ma soprattutto che il territorio non può “contenere” tale numero di grandi carnivori. Forse proprio per questo già nell’Ottocento gli orsi della zona si erano estinti. Non era più possibile la convivenza con gli altri esseri animali e umani.

Ma torniamo ai giorni nostri. L’orso bruno non è un animale in estinzione, anzi lo cacciano in tutta Europa. In Slovenia (luogo d’origine di questi orsi) l’abbattimento è una routine. E negli Stati Uniti l’uccisione di un orso come specie protetta è giustificata anche solo se la persona si “sente” in pericolo. Non serve che lo sia realmente, basta che lo percepisca. Da noi? La “burocrazia” sembra cancellare un dato di fatto: un ragazzo è stato aggredito, ucciso e sbranato da un orso.

Intendiamoci, amo gli animali ma non ho dubbi su chi va buttato dalla torre.  E comunque, crediamo veramente che un orso, che quotidianamente percorre circa 50 km, possa essere felice in una gabbia? Perché non si permette di monitorare il numero di esemplari, come ad esempio succede per il capriolo, erbivoro ed animale pacifico? Quanto costa mantenere in un recinto gli orsi? Forse quei soldi pubblici potrebbero essere investiti, ad esempio, per soccorrere e sfamare persone in difficoltà. 

Si è decisamente perso il buon senso ma anche l’insegnamento delle generazioni precedenti nella gestione degli animali. Stiamo parlando di orsi, di animali che imparano per azione-reazione e vivono seguendo l’istinto.

Cosa hanno imparato i cuccioli dell’orsa che ha sbranato il giovane ragazzo? Che l’uomo è mangiabile e che se si uccide e mangia un uomo è bene per il proprio stomaco. Se la reazione fosse stata diversa, avrebbero imparato a stare alla lontana dall’uomo. Quei cuccioli, che in realtà sono già adulti, probabilmente diventeranno potenziali uccisori di uomini. Non per volontà ma per istinto naturale. Al giorno d’oggi l’orso non teme più l’uomo e quindi lo avvicina e lo attacca. L’essere umano ai loro occhi rientra tra le specie di facile preda.

In sintesi, dalla famosa torre, chi butteresti? L’orso o l’uomo?

CREDITS: nella foto San Romedio e l’orso come da leggenda

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Sed ut perspiciatis unde omnis das ist wirklich iste natus.