mi presento

“Mi presento” è frutto del trasloco e del suo potere enorme di prendere atto di un passato, che in realtà è nel profondo del tuo essere.
Sì, perché i traslochi ti costringono a prendere atto del tuo passato, di ciò che hai accantonato e dimenticato. Ma in realtà il tuo passato è nel più profondo del tuo essere, è ciò che influenza il tuo presente. È ciò che ti ha imprigionato, finché i tuoi occhi vedono con chiarezza ciò che era.
Negli scatoloni di un mio recente trasloco ho trovato i quaderni che avevo scritto alle elementari. Quelli di italiano hanno attirato la mia attenzione, lì c’è la mia essenza acerba, nascosta eppure già molto chiara.
Questo tema svolto, intitolato “Mi presento”, suscita in me un sentimento dolce amaro. Avrei voglia di abbracciare l’Angela di allora e sussurrarle all’orecchio che non deve scrivere ma soprattutto pensare come Thomas Gradgrind in Hard Times (Charles Dickens). Provo tenerezza nel pensare che il mio “io” dopo pochi anni dalla nascita fosse vittima di un concetto che ricorda l’Utilitarismo del periodo Vittoriano. Come posso descrivermi in modo così ascetico? Come posso fare l’elenco delle mie caratteristiche fisiche senza nemmeno accennare al perché io sono io? Sono dolorosamente delusa che, in “Mi presento”, mi vedessi solo attraverso la descrizione fisica davanti ad uno specchio. Nessun sentimento, solo fatti persino nell’informare i miei gusti in quanto abbigliamento e sport. In “Mi presento” mi sono descritta “scientificamente”, tecnicamente senza nemmeno sfiorare la sfera delle emozioni. Perché ciò è quello che mi rende umana e diversa da altri mammiferi a quattro zampe.
Wow! L’Angela di oggi darebbe l’insufficienza all’Angela di allora. Motivo? Per mancanza di contenuto, dell’essenza che mi rendeva e rende diversa, unica nel marasma degli altri esseri umani. Ma forse non posso pretenderlo da una bambina di nove anni. Forse ciò lo si valuta solo quando la vita stringendoti o stritolandoti ti fa notare i punti dolenti del tuo corpo e della tua anima.

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